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25 novembre 2009 3 25 /11 /novembre /2009 20:25

Martedì 25 agosto


Alle 6 del mattino suona la sveglia.

Si prospetta una giornata lunga tra Tripoli e Byblos.
Arriva George, il cugino di Lara tassista abusivo che ogni mattina porta le persone tra Due Grappoli (il paese di Lara) e Beirut.
Guardo all’interno della monovolume con cui passa chez Lara e l’età media si aggira intorno ai 70 anni, considerando che con i miei 30 la abbasso parecchio. Destinazione Charles Helou, stazione dei bus dove prenderò il bus per Tripoli e dopo un giro della città mi spingerò fino a Byblos.


Io, la mia borsa e il mio cappello da turista saliamo sul Tripoli Express che in 2 ore circa mi porta a
Tripoli. Scendo, percorro qualche strada in cerca di un posto in cui poter fare una buona colazione. Mi fermo in una pasticceria. Chiedo alcuni baklava e una paio di ciò che sembravano essere piccole pan cakes. Mi arriva tutto ricoperto di panna montata, non esattamente quello che mi aspettavo. Comunque, separata la panna dal solido addento baklava e simil pan cakes. In questo posto si gela e la notte passata con il ventilatore acceso ha già influito a sufficienza sullo stato di salute della mia gola. Cerco la grande Moschea, la Torre dell’Orologio, gli hammam. Tripoli non mi rimane molto nel cuore.

Il mio tour di quella che dicono essere rimasta la città più araba del Libano, si conclude più o meno dopo 2 ore e, soprattutto, dopo l’acquisto di un paio di sandali moooooooolto carini, per sole 12 euro. Un affare insomma.

Cerco un service che mi porti a Byblos, inutile dire che le sole cose che capisco sono Jbeil e Trablos (rispettivamente Byblos e Tripoli in arabo). Chiedo la seconda, mi indicano un furgoncino. Ci salgo. Chiedo conferma che sia per Jbeil, la ricevo.

Un ragazzo mi parla in arabo, gli dico che purtroppo non capisco e che parlo inglese o francese, ma niente. Arriva in soccorso un altro ragazzo, direi un ragazzone a dire dalla stazza. Lui si chiama Stephane, vive a Batroun e si è recato a Tripoli per lavoro.

Quando gli dico che sono in giro da sola per conoscere un po’ il Libano mi guarda come se fossi pazza e mi chiede “e perché sei venuta proprio a Tripoli?”.. Mi sembra scontato, si tratta di una delle mete più importanti nel Libano, ecco perché. Mi dice che Tripoli in realtà non ha niente di particolarmente interessante, confermando i miei sospetti.

Arrivo a Byblos o Jbeil che dir si voglia.

Faccio un paio di strade in cerca dei suk. Li trovo. Molto carini anche se completamente ristrutturati. Sembra tutto un po’ finto, ma rimane comunque un suk delizioso in cui prendo un paio di orecchini in argento.

Uscita dai suk faccio un giro nel sito archeologico: non potevo scegliere momento più caldo quindi accorcio il tour e sgattaiolo fuori dopo un'ora.

 

Cerco il piccolo porto di cui parla la guida. Mi fermo sotto l’ombra di un albero visto che è l’una e il sole picchia. Si fermano di fianco a me tre ragazzi in cerca di qualcosa. Capisco che cosa quando li sento parlare in italiano: il Porto. Per principio non amo parlare, approcciare italiani all’estero, ma in questo caso la meta è comune quindi chiedo a loro. Non lo sanno.

Guardo meglio la guida, chiedo ad una donna che mi indica la strada. Informo anche i tre pischelli italiani: non sono particolarmente simpatici e sociali quindi niente chiacchiere. Ci separiamo.

Arrivo al porto, niente di emozionante. Torno indietro e trovo ciò che desideravo da tempo, in particolare dal giorno in cui mi sono trovata sotto il sole dalle 13:00 alle 14:30, senza alcun ombrellone e con il mare caldo come unica soluzione per evitare ustione e insolazione fulminante. Una spiaggetta deliziosa, poco frequentata, un baretto proprio sulla battigia.

Perfetto per riposarmi, per scrivere, pensare ai best & worst del mio ultimo giorno da 30enne. Questa è una tradizione che abbiamo inaugurato qualche anno fa io e la mia sis’: il giorno prima del compleanno segniamo massimo 10 best e 10 worst dell’anno passato. Diversamente da capodanno, quando oltre ai B&W scriviamo anche i “wish” per l’anno seguente.

Un giorno li leggerò e vedrò quanto di ciò che mi ero promessa ho poi portato a compimento. Un buon impegno verso me stessa, la mia vita.

Scendo nella spiaggetta di ghiaia, raggiungo il mare. Indietreggio e mi siedo a un tavolino del fantastico baretto. Scrivo, penso a me in Senegal l’anno prima, a tante cose. Sono felice, di essere lì, di vivere questa esperienza, di crescere. In questi momenti la mia sis' è sempre al mio fianco, nei miei pensieri.

Dopo un paio d’ore in cui osservo il mare, mi rilasso, scrivo, bevo un po’ d’acqua e mangio un pacchetto di patatine, mi allontano ringraziando questa spiaggia per ciò che mi ha regalato.

Raggiungo la route principale e chiedo al ragazzo che aspetta se lì passava il service per Beirut.

Ebbene si. Saliamo.

Ero d’accordo con Jessica che le avrei fatto sapere in caso fossi ripassata da Beirut prima della partenza. La chiamo, rimaniamo d’accordo che passo dal suo ufficio per un saluto.

Jessica si occupa di un progetto dedicato alle donne e alla tutela dei loro diritti in caso di violenza. Lavora presso gli uffici di una ong della capitale, ma soprattutto nel centro che ha sede nella Valle della Bekaa. Parliamo di molto cose: Israele, Islam, ruolo della donna..

Le sue idee mi aiutano ad avere una visione un pochino più ampia della realtà libanese. Ci lasciamo i rispettivi contatti e ci ripromettiamo un aperitivo nella mondana Milano una volta che sarà tornata, forse per Natale.

Chiamo Padre Abdo per avvisarlo che lo aspetterò alla pasticceria La Gondoline sulla strada tra Beirut e Saida.

Arriva con Nawal al fianco che come sempre mi accoglie con un grande sorriso. È iniziato il ramadam da qualche giorno e alle 7 di sera non c’è in giro nessuno. Credo sia anche grazie a questo che Padre Abdo mi propone di guidare la sua 4X4. Gli avevo fatto promettere di farmela guidare prima della partenza e quello era il momento giusto, nessuna macchina, ultimo giorno da trentenne. Perfetto!

Guido con disinvoltura e ricevo i complimenti dei co-piloti.

Che bello, la prossima volta prenderò sicuramente una car è un modo perfetto per vivere, conoscere, esplorare.

Tutta galvanizzata arrivo al Centro. Lì mi accolgono i padri e con loro, Abuna Abdo e Nawal mi riprometto di festeggiare il mio Bday alla mezzanotte a base di arak.

La mezzanotte arriva, si brinda, si fanno foto e chiama la mia famiglia: presenti, puntuali, precisi, una sicurezza.. AUGURI!

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